lunedì 4 giugno 2007

ECCOMIIIIIIII


Scusate per averci messo così tanto tempo a pubblicare qualcosa sul mio progetto, ma la cosa mi risulta sorprendentemente nuova, e faticosa per il carattere decisamente riservato..e forse insicuro..
Vabbè passatemela questa intro, l'ho cancellata e riscritta 10 volte...alla fine credo che le cose che pubblicherò , le pubblicherò per sfinimento!

Adesso cercherò di esporre nel modo più sintetico possibile il mio concept.
Si tratta di una factory di architettura, ed è proprio in questa definizione che si trova la mia prima caratteristica chiave. questa idea di factory vuole sottolineare la creazione di uno spazio attivo e vivo, luogo di pensiero, di scambio e di sviluppo, in continuo movimento aperto 24 su 24. Il concetto di factory si ha a partire da Andy Warhol , che nella sua oltre a lavorare, ci viveva, e ci organizzava party ambitissimi..questo effettivamente ci interessa poco, ma ci fa percepire una nuova idea di "luogo di lavoro" (una sorta di mixitè per uso effettivo). ovviamente anche la mia factory è fortemente caratterizzata da un intento di mixitè, che trova compimento nella creazione di spazi pubblici come il teatro e l'expo e spazi riservati agli addetti ai lavori come i laboratori di materiali plastici, le sale plottaggio e le sale studio. il tutto inizialmente era fortemente legato da un idea di percorso conoscitivo continuo, sempre in movimento, e proprio in questa idea di percorso che ho trovato interessantissima una possibile strutturazione formale e degli spazi serventi attraverso lo studio del nastro di moebius.
ultimamente questa idea ha subito qualche cambiamento, e effettivamente non è ancora perfettamente definita, anzi va decisamente rivista!
per adesso questi sono i processi base del progetto... chi ha domande, suggerimenti è il benvenuto!
ps: grazie a Nazareno per la fiducia

6 commenti:

Philip ha detto...

Ma lo sai che sto leggedo proprio un libro su Andy, la sua Factory negli anni 60 era meta di continui pellegrinaggi delle più grandi star dell'eoca. Il loft era arredato in modo eclettico, lo spazio non definito al primo impatto lasciava gli ospiti un pò spiazzati. Mi immagino che erano poi le circostanze e i dialoghi a creare atmosfere e situazioni sempre diverse, la continuità dell'ambiente nullo o vuoto da questo vantaggio. complimenti per la sintesi e buon proseguimento nel lavoro!

Lorenza ha detto...

Grazie Philip!
Ti volevo chiedere di chi è il libro?
indubbiamente si trattava di un ambiente molto particolare..e molto vivo!
cmq l'ambiente non era priprio vuoto, ma c'erano le sue opere in giro...per questioni di marketing!!!
ciao e buon lavoro anche a te

Philip ha detto...

Sì non appena rientro a casa, ti dò il titolo del libro (domenica), così come ho detto a Giovanni è un catalogo monografico, sono perciò al 90% immagini, per il resto ci sono delle testimonianze scritte sulla vita dell'artista. Anzi visto che l'ho preso in prestito nella biblioteca "de paese" e prima di due settimane non glielo riporto, lunedì lo porto con me in classe così ve lo presento!

Forte la rassegna sul festival, ma se ci organizziamo e facciamo una bella visione di gruppo?! Se interessa mettemose d'accordo!

luca ciprari ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
luca ciprari ha detto...

a me lascia un po' perplesso l'idea degli spazi vuoti e dei vantaggi che ciò porta alla comuncazione.mi spiego meglio: se un ambiente è vuoto, e questa sua caratteristica non riesce a creare empatia
nelle persone, allora l'architetto che l'ha creato ha sbagliato qualcosa.un esempio pratico basato su una mia esperienza personale, e quindi soggettiva:
quando sono stato a rotterdam tutti quelli spazi vuoti mi hanno creato un senso di estraneamento e di solitudine.io ci sono passato per due giorni da turista, però mi chiedo come fa a vivere la gente lì, se poi alla fine è costretta a stare al chiuso nei bar??
spero sia chiaro che il mio è un discorso da profano, però sono curioso di sapere la vostra!

Lorenza ha detto...

Scusa Luca se ci ho messo un po' a risponndere ma ho avuto un po' di cesette da fare!
cmq ti volevo dire che la tua domanda non è da risposta facile, soprattutto perchè bisogna partire dall'idea che uno spazio non è mai vuoto...ma proprio mai... per ora te la butto l così...tu pensaci astonomo mio...notte!