sabato 4 luglio 2009

Coffee Break_ La via dei simboli_



Decisamente interessante è leggere questo articolo, perché come dice il professore, “nel tempo di un caffè” comprendiamo tanto di quello che succede nell’architettura dei nostri giorni.
E dopo la lettura diventa chiaro come è cambiata l’architettura nell’ultimo secolo e come l’informazione è oramai compenetrata nel progetto tanto da renderlo valido in quanto soggetto atto a dare informazioni, perché è proprio il bit delle informazioni a costruire il mondo contemporaneo. E non più la sola funzionalità dell’architettura. Allora non ci si stupisce più se guardandoci intorno ci rendiamo conto che le città adesso hanno bisogno di avere dei nuovi simboli, che possano convogliare e far vivere dinamiche diverse ai cittadini. E non ci si stupisce neanche più se ci rendiamo conto che questi progetti sono opere per la collettività. Non si tratta più né di monumenti, né di auto celebrazioni, ma potremmo dire che si tratta di nuove cattedrali.
Questo percorso è stato intrapreso da un grande architetto forse ancora incompreso, Utzon, che con l’Opera di Sidney crea il primo simbolo collettivo di un intero continente. Il suo essere nordico lo fa rapportare all’idea del monumento come linfa vitale, il suo aver collaborato con Aalto in progetti dal carattere collettivo gli semplifica il compito, il suo essere velista gli permette di avere una diversa percezione del movimento ma soprattutto l’essere interessato all’uomo nelle sue diverse manifestazioni sociali gli ha permesso di compiere il salto.
Dopo di lui, e sino ai nostri giorni, sono stati molti gli architetti che hanno creato delle cattedrali, tali da essersi perfettamente calate nel fondamentale ruolo di simbolo della nuova SOSTANZA.




Coffee Break_Frank Owen Gehry_

“Bilbao attualmente è una città in profonda trasformazione urbana. Fondata nel 1300 al limite dell’estuario del fiume Nervino, nacque come città dedita al commercio marittimo per poi convertirsi in città industriale con un grande porto. La storia di Bilbao coincide con la sua capacità di adattarsi alle nuove necessità è opportunità sorte man mano nel corso della sua storia. In questo senso , il cambiamento attuale può essere inteso come un modo di essere della città , capace di superare le difficoltà e di approfittare delle occasioni di sviluppo.
Fino a pochi anni fa il rapporto tra il corso d’acqua e la città era sempre stato subordinato alle attività minerarie e industriali, portuarie e di trasporto di mercanzie. Lo spostamento del porto dall’interno dell’estuario verso l’esterno , insieme alla chiusura di alcune grandi industrie al riordinamento della rete ferroviaria, hanno reso alla città la possibilità di recuperare il suo fronte fluviale e dare inizio ad una nuova tappa del suo tradizionale spirito trasformatore. Una nuova tappa che sta significando per Bilbao e la sua area metropolitana un cambiamento che tocca aspetti urbanistici ambientali ed economici. Le rive dell’estuario del n. hanno acquistato un aspetto diverso e gli spazi prima occupai dai cantieri si stanno trasformando in passeggiate. (…) questa modificazione sta cambiando la percezione della città da parte dei cittadini. “
Dal catalogo della biennale di Venezia del 2006 “Vactor Metamorph Focus”

Ho trovato queste poche righe a presentazione di alcuni dei progetti presentati alla biennale, e mentre le leggevo sorridevo, pensando che in definitiva se Bilbao adesso si trova in questa fase di cambiamenti probabilmente dipende anche dal lungimirante Gehry. In effetti quando gli venne proposto di progettare un museo per la città, gli venne anche indicato un sito deciso dall’amministrazione. Ma Gehry decise di accettare l’incarico dopo però aver individuato un altro luogo, per lui più idoneo ed interessante.
Si trattava di una zona industriale dimessa e degradata, lungo il fiume, in prossimità di un ponte di attraversamento. Insomma una zona come quelle annoverate nel testo sopracitato. Quindi non solo la città è aperta ai cambiamenti, ma incontra architetti attenti e sensibili all’importanza dei flussi e delle forze che scaturiscono da essi. Ecco perché oggi Bilbao può vantare una sua riqualificazione, dove il suo lungo fiume torna ad essere una centralità vivibile.
Inoltre la grande innovazione è connaturata nell’edificio stesso, perché oltre a cambiare la percezione di una zona, Gehry è riuscito a cambiare l’idea di museo.
Con la sua fluidificazione dei flussi, con le connessioni continue tra esterno ed interno, con la possibilità di “..vivere dentro il museo scegliendo il grado e il tipo di coinvolgimento che si vuole con l'arte..”.

IL SALTO FUORI DALLA PROPRIA DIMENSIONE

Scherzosamente vi linco questa pubblicità, che mi ha fatto sorridere. Ero alla ricerca di qualche video con Peter Jobs a seguito delle lezioni sull'evoluzione del computer, e invece sono incappata in una pubblicità del mac. Ed è stato naturale, creare un parallelismo tra le immagini del video e l'idea di salto fuori dalla propria dimensione grazie alle protesi tecnologiche (che ci permettono di superare il nostro sistema di riferimento determinato dalle nostre caratteristiche fisiche).
ovviamente di tratta di una metafora per meglio comprendere, come ci spiega anche il professore, come l'uomo costruisce mezzi che compensano i limiti oggettivi che lo caratterizzano.


http://www.youtube.com/watch?v=YbYng4JJgHE