articolo A.Saggio http://architettura.supereva.com/coffeebreak/20001215/index.htm
Decisamente interessante è leggere questo articolo, perché come dice il professore, “nel tempo di un caffè” comprendiamo tanto di quello che succede nell’architettura dei nostri giorni.
E dopo la lettura diventa chiaro come è cambiata l’architettura nell’ultimo secolo e come l’informazione è oramai compenetrata nel progetto tanto da renderlo valido in quanto soggetto atto a dare informazioni, perché è proprio il bit delle informazioni a costruire il mondo contemporaneo. E non più la sola funzionalità dell’architettura. Allora non ci si stupisce più se guardandoci intorno ci rendiamo conto che le città adesso hanno bisogno di avere dei nuovi simboli, che possano convogliare e far vivere dinamiche diverse ai cittadini. E non ci si stupisce neanche più se ci rendiamo conto che questi progetti sono opere per la collettività. Non si tratta più né di monumenti, né di auto celebrazioni, ma potremmo dire che si tratta di nuove cattedrali.
Questo percorso è stato intrapreso da un grande architetto forse ancora incompreso, Utzon, che con l’Opera di Sidney crea il primo simbolo collettivo di un intero continente. Il suo essere nordico lo fa rapportare all’idea del monumento come linfa vitale, il suo aver collaborato con Aalto in progetti dal carattere collettivo gli semplifica il compito, il suo essere velista gli permette di avere una diversa percezione del movimento ma soprattutto l’essere interessato all’uomo nelle sue diverse manifestazioni sociali gli ha permesso di compiere il salto.
Dopo di lui, e sino ai nostri giorni, sono stati molti gli architetti che hanno creato delle cattedrali, tali da essersi perfettamente calate nel fondamentale ruolo di simbolo della nuova SOSTANZA.
E dopo la lettura diventa chiaro come è cambiata l’architettura nell’ultimo secolo e come l’informazione è oramai compenetrata nel progetto tanto da renderlo valido in quanto soggetto atto a dare informazioni, perché è proprio il bit delle informazioni a costruire il mondo contemporaneo. E non più la sola funzionalità dell’architettura. Allora non ci si stupisce più se guardandoci intorno ci rendiamo conto che le città adesso hanno bisogno di avere dei nuovi simboli, che possano convogliare e far vivere dinamiche diverse ai cittadini. E non ci si stupisce neanche più se ci rendiamo conto che questi progetti sono opere per la collettività. Non si tratta più né di monumenti, né di auto celebrazioni, ma potremmo dire che si tratta di nuove cattedrali.
Questo percorso è stato intrapreso da un grande architetto forse ancora incompreso, Utzon, che con l’Opera di Sidney crea il primo simbolo collettivo di un intero continente. Il suo essere nordico lo fa rapportare all’idea del monumento come linfa vitale, il suo aver collaborato con Aalto in progetti dal carattere collettivo gli semplifica il compito, il suo essere velista gli permette di avere una diversa percezione del movimento ma soprattutto l’essere interessato all’uomo nelle sue diverse manifestazioni sociali gli ha permesso di compiere il salto.
Dopo di lui, e sino ai nostri giorni, sono stati molti gli architetti che hanno creato delle cattedrali, tali da essersi perfettamente calate nel fondamentale ruolo di simbolo della nuova SOSTANZA.